giovedì 21 aprile 2011

età

A volte l'età non significa nulla. L'ho capito conoscendoti. Molte volte, proprio come l'abito non fa il monaco, l'età appare inutile. Non puoi capire una persona dicendogli “scusa? Quanti anni hai?” perchè sai che la risposta è limitativa e soprattutto insignificante. Ciò che ti rende maturo non è la data di nascita scritta sulla carta d'identità bensì la vita vissuta, le esperienze fatte, le decisioni prese e le gioie provate sulla propria pelle. Un po come la maggiore età: hai diciotto anni e spacchi il mondo! No, per me non è così. Diciotto è un anno come tutti gli altri, è una delle stupide convenzioni create dal mondo politico e seguite da tutti, un po come fare “la festa grande”. E' una cosa che non capisco. In fin dei conti si parla di un semplice anno in più, un anno di vita, conoscenza, studio, lavoro, amore...un anno da passare alla stregua degli altri. Ecco perchè non sopporto i miei coetanei che si vantano e preparano millenni prima questo evento. Passano una vita a dire “non vedo l'ora di essere maggiorenne almeno posso andare via di casa, sono grande e libero di fare ciò che voglio” e, una volta raggiunto ciò, subito rimpiangono quand'erano piccoli magari asciugandosi una lacrima che, nel frattempo, gli ha rigato il viso. Tutti noi pensiamo che l'infanzia sia la parte migliore dell'esistenza. Da piccoli tutto è più semplice. Ogni “non ti sono più amico” durava massimo due secondi e si risolveva con una caramella, l'unica preoccupazione che si aveva era quella di trovare qualcuno con cui giocare perché poi anche con un filo d'erba si era felici. Ci bastavano le piccole cose come il fingersi addormentati per farsi portare in braccio a letto, ascoltare imbambolati le storielle di nonno sulle sue ginocchia, il fidanzatino che non ti tradiva mai portandoti orgoglioso un po di fiorellini di campo perchè infondo già questo era tanto per noi. Non esistevano i pregiudizi, dimostravamo il nostro affetto difendendo a spada tratta, il “diverso” non esisteva e si condivideva tutto. Oggi nulla è così. Oggi se sei piccolo non puoi parlare perchè non capisci nulla; se sei grande, invece, puoi parlare solo con i “simili con cui ti sei omologato”. Oramai il mondo va avanti, le caramelle si sono sostituite alla droga, le amicizie vere a quelle di comodo, la scuola ad un hobby e la libertà di avere un cane a quella di odiare i genitori e trattarli male. Ma se rimpiangiamo questa parte di noi, allora perché non essere grandi-piccoli? Perché non ritrovare quel visino da furfantello spensierato, quello con gli occhioni dolci di quando volevi un cioccolatino in più, pieni di lacrime quando le verdure giù proprio non ci scendevano, quando non ti costava nulla andare dalla mamma e dirle ti voglio bene? Giorni fa ebbi la dimostrazione di quanto ho appena scritto rimanendo meravigliata di quanto stessa accadendo nella mia “classe”, già il metterla tra virgolette fa intendere che i rapporti non sono dei migliori, eppure rimasi a pensare. E' normale che, con il passare del tempo, si inizino a prendere delle decisioni, a preferire qualcuno piuttosto che altri, ma quel giorno non fu così. Erano tutti intenti a parlare di qualcosa...qualcosa che li univa tutti e tredici, qualcosa di bello da morire che li induceva a scambiare idee pacificamente e senza litigare né alzare la voce. Pian piano si aggiungevano tutti a quel gruppo che da quattro diventava sempre più grande. Incuriosita mi avvicinai con il mio migliore amico: parlavano di cartoni animati! I cartoni! Ecco cosa li accomunava. Seduti uno accanto all'altro partecipavamo attivamente alla grande discussione: per una colta eravamo uniti, condividevamo la stessa passione, i stessi gusti, la stessa voglia di rimanere PICCOLI PER SEMPRE...

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